INVESTIRE
IN CULTURA

La forza del made in Italy deve molto alla cultura e alla bellezza. Cultura e creatività, oltre ad arricchire la nostra identità e alimentare la domanda di Italia nel mondo, possono oggi aiutarci a decodificare il presente e a esplorare idee radicali per affrontare le difficili sfide che abbiamo davanti, da quella ambientale in poi. La compenetrazione tra digitale e mondo della cultura e della creatività favorisce un maggior protagonismo delle nuove generazioni, nella fruizione e nella produzione di contenuti, a vantaggio di un’offerta più attrattiva verso nuovi pubblici.
 
Io Sono Cultura 2023, tredicesimo rapporto, a cura di Fondazione Symbola e Unioncamere

Oltre il 70% degli imprenditori valuta positivamente il sostegno a progetti ed eventi culturali: il 51% lo considera strategico nel lungo periodo e dunque lo integra nelle proprie strategie di marketing, il 23% è al lavoro per raggiungere il medesimo obiettivo. Il contributo economico è la modalità prediletta dagli imprenditori per investire in cultura (scelta nel 47% dei casi), ma c’è anche chi opta per la fornitura di servizi (21%) o competenze (11%). La sponsorizzazione è la forma più frequente (57%) ma cresce il numero di chi sceglie la co-progettazione di eventi (27%). A conferma della rilevanza degli investimenti in cultura, quasi un’impresa su due (47%) ricorre a strutture organizzative interne che individuano e seguono nel tempo le iniziative culturali da promuovere. Tra i motivi che hanno spinto le medie e grandi imprese sentite da Rsm-Makno a investire in cultura ci sono: il ritorno d’immagine (19%), la tradizione (17%), la strategia di marketing (13%), ma anche il fatto che un simile impegno contraddistingue l’azienda sul territorio (11%).

Il valore dell’investimento in cultura delle imprese può avere una positiva influenza sui risultati economici e si può tradurre, se integrato nelle strategie aziendali, in innovazione di prodotto e di processo, soprattutto nell’era dell’industria 4.0 in cui la competizione si gioca anche sul ‘bello’ e ‘ben fatto’, ovvero sui fattori di competizione della produzione italiana soprattutto all’estero. Il valore del brand aziendale si incrementa quando è legato alla storia della famiglia, dell’Italia e della cultura. Gli ultimi studi di Confindustria dimostrano come i prossimi 6 anni ci sarà il 40% sarà di incremento del prodotto bello e ben fatto, legato all’innovazione italiana collegata a valori culturali, soprattutto in territori non convenzionali.